Io Non Mi Sento Italiano – Daniele Silvestri

17 05 2011

Informazioni sul testo:

  • Artista: Giorgio Gaber;
  • Interprete: Daniele Silvestri;
  • Album: S.C.O.T.C.H.;
  • Anno di pubblicazione: 2011;
  • Genere: Pop;
  • Premi vinti:nessuno;
  • Sito ufficiale dell’artista: http://www.danielesilvestri.it/.
Il testo
IO NON MI SENTO ITALIANO

Mi scusi Presidente
non è per colpa mia
ma questa nostra Patria
non so che cosa sia.
Può darsi che mi sbagli
che sia una bella idea
ma temo che diventi
una brutta poesia.Mi scusi Presidente
non sento un gran bisogno
dell’inno nazionale
di cui un po’ mi vergogno.
In quanto ai calciatori
non voglio giudicare
i nostri non lo sanno
o hanno più pudore.

Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.

Mi scusi Presidente
se arrivo all’imprudenza
di dire che non sento
alcuna appartenenza.
E tranne Garibaldi
e altri eroi gloriosi
non vedo alcun motivo
per essere orgogliosi.

Mi scusi Presidente
ma penso al fanatismo
delle camicie nere
al tempo del fascismo.
Da cui un bel giorno nacque
questa democrazia
che a farle i complimenti
ci vuole fantasia.

Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.

Questo Belpaese
pieno di poesia
ha tante pretese
ma nel nostro mondo occidentale
è la periferia.

Mi scusi Presidente
ma questo nostro Stato
che voi rappresentate
mi sembra un po’ sfasciato.
E’ anche troppo chiaro
agli occhi della gente
che tutto è calcolato
e non funziona niente.

Sarà che gli italiani
per lunga tradizione
son troppo appassionati
di ogni discussione.
Persino in Parlamento
c’è un’aria incandescente
si scannano su tutto
e poi non cambia niente.

Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.

Questo Belpaese
forse è poco saggio
ha le idee confuse
ma se fossi nato in altri luoghi
poteva andarmi peggio.

Mi scusi Presidente
ormai ne ho dette tante
c’è un’altra osservazione
che credo sia importante.
Rispetto agli stranieri
noi ci crediamo meno
ma forse abbiam capito
che il mondo è un teatrino.

Mi scusi Presidente
lo so che non gioite
se il grido “Italia, Italia”
c’è solo alle partite.
Ma un po’ per non morire
o forse un po’ per celia
abbiam fatto l’Europa
facciamo anche l’Italia.

Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.
Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.

Io non mi sento italiano
io non mi sento italiano
io non mi sento, io non mi sento, io non mi sento, ma per fortuna lo sono.


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Una risposta

12 06 2011
Gustavo Gesualdo

Io non sono italiano, di Gustavo Gesualdo

Avete visto l’ultimo film della serie degli X-Men, “L’Inizio” (X-Men First Class)?

Avete visto la scena del postribolo pieno di prostitute e uomini di potere?

La scena si apre all’ingresso dell’Atomic di Las vegas con agenti della CIA che spiano da un’auto l’arrivo “dell’uomo della Nato” il colonello che verrà in seguito clonato da un mutante.

Per dare un tocco di “mistero del male assoluto”, il colonnello della Nato viene spiato in compagnia di:

” … sì, è lui, perchè ci sono tre capi mafiosi, l’ambasciatore italiano e il presidente della Lockheed … “.

Ormai è ufficialmente riconosciuto in tutto il mondo che, per raffigurare il lato oscuro dell’umanità, quello corrotto e pericoloso, devono essere presenti dei capi mafiosi ed un uomo del potere pubblico italiano.

Il riferimento alla Lockheed è legato all’omonimo scandalo che scoppiò in Italia negli anni settanta e che vide coinvolti i massimi poteri istituzionali italiani che decisero l’acquisto del famoso Hercules C-130 per l’aeronautica militare italiana.

Lo scandalo delle tangenti pagate per l’acquisto di aerei della Lockheed coinvolgerà anche i Paesi Bassi, la Germania Ovest e il Giappone, ma ovviamente, il maggior risalto lo da lo scandalo italiano, proprio perchè italiano è ormai sinonimo di illegale, truffaldino, mafioso, corrotto, furfante, come il film lascia ben a intendere in quella scena.

In Italia vengono coinvolti gli ex presidenti del consiglio dei ministri della repubblica italiana Mariano Rumor e Giovanni Leone (nella vicenda sospettato di essere “l’Antelope Cobbler” e nel frattempo divenuto capo dello stato – presidente della repubblica italiana), gli ex ministri Luigi Gui e Mario Tanassi, il presidente di Finmeccanica Camillo Crociani, il generale dell’aeronautica Duilio Fanali ed i fratelli Ovidio ed Antonio Lefebvre (amici del presidente Leone).

Tutto gira intorno alla figura del napoletano Giovanni Leone (che riuscì ad uscire anche impunito da questo scandalo) e dei suoi “bravi” Lefebvre il cui “potere di condizionamento” viene molto ben descritto da un estratto della Storia d’Italia di Indro Montanelli:

«Rumor aveva ricevuto a Palazzo Chigi alcuni dirigenti della Lockheed presentatigli dal solito clan Lefebvre: e con la sua innata cortesia, aveva amichevolmente annuito a quanto costoro andavano dicendo in inglese. Ovidio Lefebvre fungeva da interprete, e Dio solo sa se e come avesse adattato le frasi degli interlocutori ai suoi disegni di mediazione. Finita l’udienza, i lockheediani s’erano precipitati al telefono per comunicare alla casa madre che il presidente del Consiglio era d’accordo su tutto».

Ma allo scandalo seguì anche la tragedia di un paese che non poteva permettersi l’acquisto di quei 14 magnifici gioielli della tecnologia aerea che erano all’epoca gli Hercules C-130, come non poteva permettersi la manutenzione di quegli aerei:

solo 5 di quegli aerei volarono effettivamente, mentre gli altri 9 vennero cannibalizzati in pezzi di ricambio, e questo sino al 3 marzo 1977, quando un C-130 dell’Aeronautica Militare si schiantò nei pressi di Pisa, provocando la morte dei 5 membri dell’equipaggio, dei 38 allievi dell’Accademia Navale di Livorno che ne erano trasportati e del loro ufficiale, incidente le cui cause sarebbero imputabili proprio alla cattiva manutenzione dell’aereo.

E questa è solo la punta dell’iceberg della corruzione assassina italiana.

La profondità, la quantità, la qualità e la cronica presenza di queste corruzioni politiche emergeranno in altri scandali nazionali sino a raggiungere il culmine nella cosidetta Tangentopoli (nella quale furono coinvolti ministri, deputati, senatori, imprenditori, ex presidenti del Consiglio dei ministri, segretari di partito), indagine della procura milanese che passerà alla storia come l’indagine del Pool Mani Pulite.

Ma in Italia è tutta una illegalità, ogni cosa è corrotta profondamente, a giudicare dalla nuova terminologia che si è dovuta inventare l’informazione per definire quella che io chiamo la scandalopoli all’italiana:

tangentopoli, parentopoli, affittopoli, calciopoli, etc.

L’Italia è divenuta in utto il mondo e per antonomasia il paese della truffa e della corruzione, così come si evince anche dalla cinematografia sopra richiamata.

A onor del vero e per dirla proprio tutta, nel mondo siamo anche il paese della monnezza, in riferimento diretto allo scandalo sempiterno della Monnezza Napoletana.

Per non parlare dei processi per mafia all’ex presidente del Consiglio dei ministri Giulio Andreotti, naufragati nella ingiustizia italiana delle decorrenze e delle scadenze tecnico-temporali di un mondo della giustizia che non funziona e sembra che non si voglia che funzioni, proprio per lasciar sempre una “via di fuga” al politico di turno coinvolto in scandali corruttivi.

O si può far riferimento alla squallidissima vicenda delle indagini denominate Why Not e Poseidon, che aprirono squarci atroci di complicità fra alti poteri dello stato ed organizzazioni mafiose (‘ndrangheta) nella gestione del potere pubblico, degli incarichi pubblici e, soprattutto, deli appalti pubblici, vicenda vedeva coinvolto il presidente del Consiglio dei ministri Romano Prodi e che venne insabbiata dall’allora ministro della giustizia Clemente Mastella, ministro del governo prodi, appunto.

Di questo scandalo e delle indagini che la originarono, non è mai emerse una verità, nessuna verità.

Potremmo aggiungerci la clamorosa vicenda del comma Fuda, la frode-indulto per amministratori pubblici inserita ad arte nella finanziaria del governo Prodi, ovvero potremmo domandarci cosa significhi la famosa frase rivolta al governo a guida Massimo D’alema nel 2004:

«Sono entrati a Palazzo Chigi con le pezze al sedere e ne sono usciti ricchi».

E potremmo anche rivangare mille e mille operazioni politiche quantomeno opinabili, come quella dei Fondi Neri dell’IRI, o come quella della Telecom, o come quella della privatizzazione dell’ENI, di cui si trova sul web una spietata ricostruzione di Benito Li Vigni, già collaboratore di Enrico Mattei.

Ma questa è l’Italia, piaccia o non piaccia.

Festeggiarne con enfasi ed in questa misera condizione i suoi 150 anni di unità, pare veramente una presa per i fondelli.

Cosa festeggiamo:

150 anni di corruzioni e di mafiosità, di inefficenza statale, di concorsi e appalti pubblici frodati, di ladrocini e di raccomandazioni politiche che hanno ucciso il merito o lo hanno fatto fuggire all’estero sotto forma di menti illuminate ed aziende penalizzate?

Io ci vedo ben poco da festeggiare, mentre ci vedo ancora tanto da lavorare per porre rimedio ad una situazione che definire scabrosa, vuol dire essere troppo buoni.

Ed il tempo dei troppo buoni e dei cosiddetti fessi in questo paese è scaduto.

Non basta più sventolare un tricolore per rivitalizzare una identità ed unità nazionale che non debba profondamente vergognarsi di quel che è e di quel che rappresenta nel mondo.

Io non condivido tutto questo.

Tutto questo mi è estraneo.

Tutto questo mi è offensivo.

Poichè, se tutto questo vuol dire essere un italiano, allora, io non sono un italiano.

Gustavo Gesualdo
alias
Il Cittadino X

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